Chi ha paura delle chat di gruppo?
Chi ne è miracolosamente fuori?
Io ne ho almeno 10, tra Whatsapp e Messenger: amiche (3), familiari (4), scuola (2), associazioni (2), gruppi di acquisto (2).
Devo dire che funzionano tutte abbastanza bene, c’è qualche scivolone ogni tanto, ma con pazienza, tolleranza e buone pratiche la convivenza è positiva.
MA…c’è un MA.
Poche settimane fa, devo ammetterlo, ho sentito questa convinzione vacillare.
In una delle chat di scuola dei miei figli, durante uno scambio di battute in merito ad una foto, era stata sollevata una riflessione sul “maschi vs femmine” che aveva trovato concordi diversi genitori. Il rappresentante ha allora proposto il quesito alle maestre e quando è tornato con la risposta, memore del clima disteso da cui proveniva, ho fatto una battuta.
Non l’avessi mai fatto.
Mi sono sentita improvvisamente Il gladiatore:
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=K3OLrDA_nto]
“Al mio segnale scatenate l’inferno“
Da “L’educazione inizia dentro casa” a “L’esempio devono darlo i genitori, invece che urtare la sensibilità delle maestre”.
(Cosa verissima, ma non conoscendo le abitudini educative e familiari dei partecipanti, ho trovato gli interventi poco costruttivi)
Dal richiedere la moderazione ufficiale da parte del rappresentante di classe, al “La gente lavora e non ha tempo per queste sciocchezze”.
(Salvo poi inanellare serie tutte uguali di ok, grazie, ok, ok, grazie e pollici in su vari ad ogni comunicazione, ma ok, si chiama educazione)
Io comunque ci sono rimasta male, lo ammetto.
Mi sono sentita un’aliena, mi sono sentita incompresa, anche infastidita e offesa.
Ma ho scelto di rispondere con educazione e calma, scusandomi e smorzando la situazione.
Solo la solidarietà di altre mamme, che mi hanno scritto in privato esprimendo il loro stupore per le reazioni, mi ha aiutata a non sentirmi colpevole e infida per l’accaduto.
E ne ho approfittato per riflettere, complici anche alcuni spunti raccolti dai vari podcast che ascolto in macchina andando al lavoro.
(Che il tempo va fatto fruttare, altrimenti è perso)
Alla fine di tutto il processo digestivo di questa spiacevole esperienza, ho realizzato e compreso 5 regole fondamentali per sopravvivere alle chat di gruppo, ma che vanno bene per i social media in genere.
1. Non giudicare mai
Sarebbe da fare anche nella vita offline.
La sospensione del giudizio è uno dei primi passi per vivere meglio.
Anche perché spesso, nel giudicare gli altri, portiamo a processo parti di noi che non accettiamo.
La famosa citazione “Quando un uomo punta il dito contro qualcuno, dovrebbe ricordare che le altre dita sono dirette a se stesso”* dice tutto.
Bisognerebbe evitare di giudicare gli altri, semplicemente perché non li conosciamo, e ognuno ha le sue priorità, i suoi valori e i suoi interessi.
Io sono appassionata di pedagogia e psicologia, nell’ultimo anno ho letto almeno 5 libri in materia, ma ho capito che quello che per me merita una riflessione, per altri è decisamente irrilevante.
Dire però che determinate cose sono sciocchezze o entrare nelle dinamiche di gestione familiare, quando non si conoscono gli interlocutori, palesa presunzione.
Ma “L’uomo preferisce discolparsi con la colpa altrui, piuttosto che con la propria innocenza”** e giudicare gli altri ci solleva dall’assumerci le nostre responsabilità.
2. Non prenderla sul personale
Il cervello è pigro e cerca di categorizzare subito tutto all’interno di stereotipi. In questo modo risparmia energia e dà ordine al contesto, illudendosi di conoscerlo.
Quando ci si appella a questi stereotipi per interpretare le situazioni, però, ci si illude di capire e controllare gli altri.
In virtù di questo, la percezione che gli altri hanno delle nostre azioni non dipende da noi. E il nostro comportamento è uno stimolo, non la causa delle reazioni altrui.
Noi non abbiamo il controllo su come gli altri interpretano le situazioni che ci riguardano.
Abbiamo però il controllo sul modo in cui noi percepiamo queste interpretazioni e su quello che possiamo fare per non cadere negli stessi errori.
Per cui, abbi cura di te. Se gli altri ti attaccano, continua a volerti bene.
Ricorda che non ti conoscono abbastanza da sapere chi sei, né per dirti se quello che fai o pensi sia giusto o sbagliato.
Ma sii gentile anche con gli altri, ognuno agisce sulla base di bisogni e desideri a noi poco conosciuti.
3. Resta gentile ed educato
Molto spesso non sappiamo chi c’è dietro ad un nickname.
E quando lo sappiamo, non possiamo conoscere esattamente cosa lo ha portato fin lì, quali sono i suoi vissuti personali, i fardelli che si porta dietro.
Diamo una chance anche a quelli a cui acciaccheremmo la testa (ops!), perché le parole hanno delle conseguenze, non cadono nel vuoto e possono fare male. E noi possiamo sempre scegliere che parole usare.
E allora, quando senti che stai per cadere nel pregiudizio, sforzati di credere nella complessità della persona che hai di fronte (anche virtualmente) e diffida della semplificazione.
E se il confronto diventa impossibile, lascia perdere.
4. Non combattere, non conviene
Discutere con chi non vuole confrontarsi è inutile.
E il punto non è nell’essere disposti a cambiare idea, perché ci si può parlare e dare valore anche rimanendo fermi nelle proprie posizioni.
Confrontarsi significa provare a capire cosa ci sia di importante per l’altro in una certa questione, e cosa uno possa fare (o semplicemente non fare) per non farlo sentire invaso o respinto. Si tratta di trovare il giusto punto in cui si riesce a stare tutti in equilibrio.
Di fronte a situazioni critiche, l’unico modo per spegnere il fuoco è non alimentare la polemica e tenere a bada la rabbia.
Perché il modo in cui noi ci comportiamo con i nostri interlocutori, influenza il modo in cui ci risponderanno.
Ma siccome siamo (anche) il risultato delle persone che frequentiamo, evita o riduci al minimo i contatti con chi non ascolta ragioni.
Discutere con chi non è disposto ad abbandonare i suoi pregiudizi né a chiedersi cosa ci sia dietro il bisogno dell’altro, fa male solo a te.
5. Stupisciti sempre delle brutture
È evidente come in tanti credano che la vita offline e quella online siano due cose diverse.
Lo si capisce da quelle persone che dietro uno schermo si permettono di dire cose o usare toni che nella vita reale non si permetterebbero mai.
Abituarsi alla maleducazione e all’uso dei social come se fossero diversi dalla vita reale, significa diventare parte di quel meccanismo.
E allora continua a stupirti, significa che sei abituato ad un livello più alto, che sei fuori da quel genere di comportamento, che sei abituato a conversazioni e confronti con persone di valore.
Significa che urlare, sbraitare e offendere non fanno parte del tuo codice.
Ma soprattutto, quando ritieni che le chat di gruppo facciano schifo, ricordati che è perché vengono usate male.
Ma usate male dalle persone, non da chissà quale entità superiore.
Il trucco quindi è sempre chiedersi: sto usando questa chat come vorrei che fosse?
Sto commentando o rispondendo con la stessa gentilezza ed educazione che vorrei nei miei confronti?
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Se vi interessa, ecco i podcast che hanno ispirato queste riflessioni:
- Daily Cogito Mai smettere di stupirsi della maleducazione
- Luca Mazzucchelli Rabbia: esprimere, capire e sfruttare la rabbia, La storia del mostro che cresceva con la rabbia, Le parole sono finestre oppure muri
- Psinel Relazioni e complessità: come ottenere “il meglio” da ogni interazione umana
* Louis Nizer, avvocato
** Nicolas Gomez Dàvila, scrittore