Il primo passo è sempre il più difficile

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Primo viaggio verso il mare, sulle tue gambine

Oggi è lunedì. Sono al lavoro e mi manchi tanto piccolo mio.
Saranno state le tante ore passate insieme sabato e domenica. Sarà che sono tanto stanca, e i tuoi sorrisi e tutto il resto sono un sollievo.
E’ stato un grande weekend. La prima volta al mare da bambino grande. La prima scala mobile. Anche la prima funzione religiosa (ahimè era un funerale). E il primo ginocchio sbucciato. E poi a giocare ai giardini (dove tuo padre non vuole più portarti perchè le mamme litigano per i turni all’altalena…e come dargli torto, al tuo papà :)).

Ti piace il mare, sai? dopo i primi minuti a litigare con la sabbia, a studiarla, a sfregare le manine a lungo per staccarla, poi è stata tutta un’immersione. Ti sei anche tolto i sandaletti da solo, per immergerci meglio i piedini.
E io ho capito che grandi miracoli fa la maternità. Sono riuscita a stare seduta sulla sabbia, a portarne i residui addosso per il resto della giornata, a mangiarla, con te che mi mettevi le manine sporche in faccia. Sono stata capace di stare lì abbracciata a tuo padre ad osservarti giocare, senza fare niente, semplicemente guardando la meraviglia che si manifestava davanti ai nostri occhi.

Sto imparando la lentezza. La sto studiando ancora, in realtà.
Sono sempre stata di quelle che ‘mille cose in un minuto’. Ed è stata dura, i primi mesi, sai? Quando sei arrivato tu non c’era più tempo per i programmi, per la lista delle cose da chiudere in giornata, per la velocità. C’era solo il tempo per te, secondo i tuoi tempi. E’ stato un inizio lungo, e tanto faticoso, lo ammetto.
Le prime settimane era un continuo di impotenza e frustrazione. Ero sola, in mezzo a persone che sapevano sempre cosa fosse giusto, dove sbagliavo, cosa avrei dovuto fare. Sapevano tutto, tranne quello che serviva. Che avevo bisogno di sentirmi appoggiata e capita. Persone che restavano chiuse dietro le loro certezze. O dietro i loro problemi e insicurezze, come se li esentassero dal chiedersi se potevano fare qualcosa, in quel momento delicato.
E ho capito che non è questione di amicizia, o di esserci passati. E’ questione di cuore. Se sei aperto agli altri, lo fai comunque, e sempre. Anche se hai problemi, anche se sei triste, anche se sei stanco. Porterò sempre nel cuore una foto che da sola racconta tutto questo: una mia collega-amica con la sua mamma (che da pochi mesi non c’è più), un letto di ospedale, tanti tubicini attaccati, e due sorrisi dietro un cartello che dice ‘Tieni duro isa!’.

Credo che questo sia da esempio.
Ed è da esempi come questo che sono voluta partire, cuore mio, per trasformare quel momento duro in una me migliore. Se mi sentivo in quel modo, nel momento più bello della mia vita, era il segnale che qualcosa in me non stava funzionando nel modo giusto.
Dovevo rallentare, dovevo abbassare le aspettative, dovevo vivermi i momenti, dovevo togliere  lo sguardo dal negativo e cercare sempre il buono, e il bello. Dovevo volermi bene, solo da lì sarei potuta partire col piede giusto verso il viaggio con te. Perchè molto di me sarà nell’uomo che sarai.
E ho iniziato. Piano piano, con tanti inciampi, con tanti pensieri ma anche con tanto amore, verso me stessa, verso di te, verso la famiglia che siamo.

E poi ho pensato che la vita è beffarda, e che se non te lo avessi raccontato, tutto questo sarebbe andato perduto. E allora voglio provare a scriverle, le cose che so. E quelle che ho imparato con te, e prima di te, e quelle che devo ancora imparare. Di come siamo meravigliosamente in viaggio, sempre in movimento, e che il cambiamento è una delle scelte più potenti che abbiamo per vivere nel mondo che vogliamo.
E di come è importante guardare il positivo, e dire quello che senti, invece  di quello che non senti, quello che sai fare, invece di quello che non sai fare, dove vuoi andare, invece di dove non sei stato, quello che vuoi diventare, invece di quello che non ti piace di te oggi.

L’importante è iniziare. Poi tutto ti (ac)coglierà mentre vai.

2 pensieri su “Il primo passo è sempre il più difficile

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