Enea non è battezzato, sua sorella Eva nemmeno.
Noi genitori abbiamo alle spalle famiglie tradizionali, in cui matrimoni, battesimi e altri sacramenti sono abitudini consolidate.
Ma per la nostra famiglia abbiamo scelto un percorso diverso e, almeno per ora, non siamo sposati. (nemmeno civilmente, ma abbiamo un rapporto civile, ve lo giuro!).
La scelta di vivere da atei è stata facile?
Siamo in Italia, il Paese con dentro lo Stato Vaticano, in cui la parola ateo porta con sé pregiudizi e critiche, quasi come se chi lo è, fosse dalla parte del Diavolo (ma state pure tranquilli, il diavolo per un ateo non esiste!).
Tenere fede alla nostra scelta è stato naturale, ma non facile. Ha visto discorsi su discorsi di spiegazioni e affermazioni di volontà, con amici e familiari, soprattutto i più ‘grandi’ di età.
Alla fine siamo rimasti fermi sulle nostre posizioni, abbiamo parlato e spiegato con tranquillità le nostre motivazione e accolto l’impossibilità di incontro e comprensione da parte di alcuni.
Rispettando la differenza.
Perché alla base di tutto, per noi c’è proprio il rispetto dell’altro.
Se anche tu stai cercando di far digerire questo ‘cambiamento’ alle persone che ti sono vicine, magari la nostra esperienza può darti qualche spunto sulle argomentazioni da sostenere.
1. Rispetto del diritto di scelta
Libertà e rispetto sono assunti fondamentali.
Rispettare la libertà di scelta delle persone, porti essa all’ateismo, al buddismo, all’islamismo e così via, è un valore assoluto, perché le proprie scelte valgono tanto quanto quelle altrui.
Non c’è scelta migliore di un’altra, perché soprattutto in ambito religioso, sono scelte estremamente personali.
Per questo Enea ed Eva, una volta consapevoli dei diversi significati, saranno liberi di scegliere il loro percorso, che noi rispetteremo e appoggeremo.
2. Essere atei non significa essere brutte persone
La convinzione che non sia la religione a fare l’uomo, è alla base di questa nostra idea.
Nessuna religione potrà mai donarti l’empatia, la compassione, la solidarietà, per il solo fatto di professarti tale.
L’attuale situazione politica e sociale ci stanno mettendo di fronte a questa evidenza:
uomini che giurando sul vangelo lasciano altri esseri umani in balia della morte;
uomini che giurando sul vangelo identificano persone di serie A e di serie B;
uomini che giurando sul vangelo legittimano la disumanità.
Il fatto che nugoli di persone ufficialmente cattoliche si accodino a questi uomini, dimostra quanto il professarsi credenti sia estremamente diverso dall’essere persone umanamente di valore.
“Che tu creda in dio o no, non è così importante,
e nemmeno che tu creda in Budda o meno, è importante;
e se fossi buddista, che tu creda nella reincarnazione o no, non sarebbe così importante.
Devi condurre una vita buona.
E una vita buona non significa solo buon cibo, bei vestiti, una bella casa.
Queste cose non sono sufficienti.
È di una motivazione sincera, che hai bisogno.
Di compassione senza dogmatismo, senza complicate filosofie.
Semplicemente capire che gli altri sono esseri umani, fratelli e sorelle,
e che i loro diritti e la loro dignità vanno rispettati.”
Dalai Lama
Alla luce di tutto ciò, l’incoerenza e l’ipocrisia preferiamo lasciarle ad altri.
3. Se per voi non è importante, che vi cambia farci contenti?
Cambia eccome, è la solita questione di coerenza. Se non do valore ad una cosa, evito anche di dargli potere, sia su di me che sugli altri.
Un matrimonio religioso, un battesimo, un sacramento, vanno necessariamente ad accrescere i numeri ufficiali della tal religione.
Numeri che poi nutrono giochi di potere e vanno a definire gruppi, categorie, intere popolazioni.
Giochi che poi diventano lotte, spesso combattute proprio facendo riferimento a “quei numeri”.
E sul fatto che “La religione è l’oppio dei popoli“, già il buon Marx aveva disquisito a sufficienza:
“La religione è il sospiro della creatura oppressa, è l’anima di un mondo senza cuore, di un mondo che è lo spirito di una condizione senza spirito. Essa è l’oppio del popolo. Eliminare la religione in quanto illusoria felicità del popolo vuol dire esigere la felicità reale.”
Ecco, c’è da ammettere che lui ci è andato pesantino…
Alla fine dei conti, se io non do importanza a qualcosa, mi cambia eccome, farlo tanto per.
4. L’Italia è uno stato laico, l’ora di religione no.
Il prossimo anno scolastico dovremo decidere se far frequentare o meno a Enea l’ora di religione. Probabilmente decideremo di no.
Se quell’ora fosse davvero di religione, non avremmo alcun problema, conoscere le diverse culture è uno dei tanti modi per riconoscere e apprezzare la diversità.
Se nel corso dell’anno scolastico si scoprissero le diverse usanze e festività, aiutati anche dalle varie origini dei bambini, sarebbe un’occasione preziosa di crescita e conoscenza del mondo.
Ma l’ora di religione, almeno da noi, è in realtà l’ora di religione cattolica. In cui viene rappresentata una visione parziale e limitata della realtà.
Credo che a 5 anni un bambino sia troppo piccolo per comprendere che si sta parlando solo di un pezzo di un disegno più ampio. E mancando la capacità di discernere e contestualizzare, l’insegnamento della religione cattolica diventa indottrinamento.
5. Abbiamo bisogno di scienza, non di superstizione
Tanti dei problemi che abbiamo oggi, dal campo medico a quello sociale, risiedono nel fatto che in tanti credono più nella superstizione che nella scienza.
Nel nostro costante bisogno di sicurezza e di immediatezza, la scienza ci è nemica.
La scienza è per sua natura fallace.
Come dice Popper, “Il vecchio ideale scientifico dell’episteme – della conoscenza assolutamente certa, dimostrabile – si è rivelata un idolo. L’esigenza dell’oggettività scientifica rende ineluttabile che ogni asserzione della scienza rimanga necessariamente e per sempre allo stato di tentativo. E’ bensì vero che un’asserzione scientifica può essere corroborata, ma ogni corroborazione è relativa alle asserzioni che a loro volta hanno natura di tentativi. Possiamo essere «assolutamente certi» solo nelle nostre esperienze soggettive di convinzione, nella nostra fede soggettiva. ”
K. R. Popper – La logica della scoperta scientifica
La scienza è per sua natura lenta.
Nell’era del tutto e subito, aspettare i risultati delle sperimentazioni, lavorare sulle dimostrazioni, ma soprattutto sulle smentite richiede tempo, fatica, approfondimento e conoscenza.
Le superstizioni, il destino, il sentito dire, il disegno di Dio, le nostre esperienze soggettive di convinzione e la nostra fede soggettiva sono risposte più veloci, rassicuranti e consolatorie. E come ogni essere umano, abbiamo bisogno di sentirci al sicuro, di affidarci ad una realtà che riconosciamo e in cui ci riconosciamo.
Mi rendo conto che l’argomento di questo articolo scotta e divide.
In tanti la penseranno diversamente, e tanti altri si sentiranno compresi.
Come ho già detto, scegliere in cosa credere è frutto di un percorso estremamente personale e in quanto tale va rispettato.
Se la pensi diversamente da me o questo articolo ti ha in qualche modo ‘toccato’, fammi sapere cosa ne pensi, ‘ché la strada della conoscenza passa sempre per il confronto.
Se ti sei perso i precedenti contenuti della serie ‘madre degenere’, eccoli qui:
- Allattamento
- Salute
- Autosvezzamento
- Abbigliamento e cura
- Religione (l’hai appena finito di leggere)
- Esisto anche io (coming soon)
- Educazione (coming soon)