Quattro chiacchiere tra mamme e pedagogista

liberi

Anche nelle città piccole e un po’ sfigate come la mia, grazie all’iniziativa di qualche volenteroso si riescono a trovare preziose occasioni di confronto, scambio e crescita.
Come quelle organizzate dall’asilo Fantaghirò insieme al pedagogista Paolo Cingolani di Liberamente. Per rispondere alle mamme-amiche che non sono riuscite a partecipare all’incontro di ieri, metto in fila i punti salienti, cercando di non metterci dentro le mie considerazioni personali. I consigli si riferiscono a bambini sopra i 3 anni, ma chi ha bambini più piccoli, come me, ci trova l’utilità di lavorarci fin da subito, così da arrivare a certi traguardi con più naturalezza e senza intervenire con azioni correttive a posteriori.

I messaggi chiave

  • Riappropriamoci del sano ozio
  • Lasciamo i nostri bambini più ‘sciolti’ e aiutiamoli a crescere giorno per giorno
  • Non dimentichiamoci di noi stessi, come persone e come coppie
  • Lasciamo andare i nostri bambini. Se li aiutiamo a farlo, per loro sarà molto più facile
  • A scuola, la relazione viene prima, e conta più della didattica


Detto questo, cosa c’è dietro ognuno di questi punti?

Riappropriamoci del sano ozio

Sono arrivata un pò tardi e ho perso questa prima parte, se recupero altre info le integro, ma il succo del discorso è che abbiamo perso l’abitudine a goderci i momenti di relax e tranquillità in famiglia e tra amici. Durante la settimana si corre sempre per lavoro, per i vari corsi dei bambini e le commissioni. E il fine settimana si va a fare tutto quello che non si è fatto in settimana, da un centro commerciale all’altro, tra un’attività e l’altra. Ai bambini invece farebbe bene stare in un giardino o su un tappeto a giocare con i genitori, o con degli amichetti. Oppure ognuno impegnato nelle sue non-attività, con la quiete del giorno di riposo. Senza orari, senza fretta. Il tempo lento dell’ozio.

Lasciamo i nostri bambini più ‘sciolti’

Se pensiamo alle nostre giornate, i bambini sono bombardati da mantra continui e ripetuti ‘dai, lavati le mani!’, ‘forza, lavati i denti!’, ‘su, mangia tutto!’, ‘sbrigati che è tardi’.
Quanti di questi sono veramente necessari?
Pretendere una pulizia maniacale da un bambino quanto è sano? Noi adulti ci laviamo davvero le mani ogni volta che mangiamo qualcosa? Siamo così maniacali e scrupolosi con la nostra igiene da andare al di sopra della stanchezza e della svogliatezza del momento? Perché allora un bambino dovrebbe essere perfetto, in questo senso?
Se una volta non si lavano le mani non succede niente, gli anticorpi li abbiamo tutti. Troppa rigidità in certe abitudini porta allo sviluppo di manie ossessivo-compulsive.

L’altra fonte di ansia dei genitori è il cibo. Decidiamo quanto debbano mangiare i nostri bambini e poi facciamo un dramma se a loro non va quello che abbiamo deciso per loro.
A tavola ci si dovrebbe servire da soli. Ognuno la sua porzione. Meglio qualcosa in meno, che poi si può ‘fare il ripasso’, piuttosto che qualcosa di più, perchè nulla deve rimanere sprecato nel piatto. E si mangia 5 volte al giorno, senza spuntini extra.
All’interno di queste regole chiare, i bambini devono essere lasciati liberi di gestirsi. Perchè sanno autoregolarsi e incolparli perchè i bambini nel mondo muoiono di fame quando loro non mangiano quanto a noi sembra giusto, non li aiuterà ad avere un buon rapporto con il cibo.

I bambini poi hanno bisogno di sentirsi impegnati e coinvolti nelle attività domestiche. Farci aiutare ad apparecchiare, e poi a sparecchiare, ad esempio, ha diversi vantaggi:

  • si sentono importanti
  • se hanno ‘lavorato’, arriveranno al momento del sonno soddisfatti e stanchi al punto giusto
  • passiamo del tempo con loro
  • imparano che ci sono delle responsabilità, delle cose che vanno fatte, delle routine da rispettare
  • aiutandosi, si finisce prima di sistemare e si guadagna del tempo per stare insieme e coccolarsi

Alla fine dei conti, se proprio è necessario, o vogliamo che facciano certe cose, facciamole insieme a loro, facciamo loro da esempio e pian piano, giorno dopo giorno, apprenderanno quel comportamento come un’abitudine. Le cose vanno fatte insieme. Si cresce insieme. Esempio dopo esempio.

Non dimentichiamoci di noi stessi, come persone e come coppie

Da mamme come me di bambini di 18 mesi, è emersa la difficoltà nel riappropriarci di una vita ‘nostra’, da quando sono nati. Complice un lavoro che ci tiene lontane da loro per la maggior parte del giorno, il poco tempo libero che abbiamo lo dedichiamo a loro. E anche per la fase di addormentamento, difficilmente riusciamo a delegare a qualcun altro la cosa.
Ma dobbiamo sforzarci. Per due motivi:

  1. Perchè le cose a cui stiamo rinunciando per loro, ci peseranno quando ci diranno che sono grandi e dobbiamo ‘lasciarli un pò stare’. E più ci togliamo adesso, più rischiamo di farglielo pesare dopo.
  2. Perchè la maggior parte delle crisi di coppia scoppiano dopo la nascita di un figlio, e le radici sono principalmente nel talamo nuziale.

Prenderci i nostri spazi come persone e coltivare la coppia con momenti dedicati è un regalo che facciamo ai nostri bambini. Perché gli stiamo garantendo dei genitori sereni e realizzati, senza frustrazioni, e una famiglia solida e duratura.
Ma attenzione, prenderci i nostri spazi non significa per forza stare lontani da loro. Passare una serata insieme ad amici con altri bambini, berci in compagnia un bicchiere di vino davanti ad un semplice piatto di pasta, mentre i bambini giocano con gli amichetti nell’altra stanza, è uno di quei momenti di ‘sano ozio’ di cui parlavamo sopra e che aiutano a riappropriarsi di spazi di condivisione e di intimità importanti.

Lasciamo andare i nostri bambini. Se li aiutiamo a farlo, per loro sarà molto più facile

Parlando di addormentamento, si diceva che nelle case con i bambini piccoli alle 9.30 le luci dovrebbero essere spente. Ma per ottenere ciò, c’è bisogno di rituali ben precisi, in modo che i bambini sappiano cosa li aspetta e arrivino preparati al momento in cui chiuderanno gli occhi e la mamma sparirà (perchè è così che la vivono, loro :)).
Per i bimbi più grandicelli, una favola e un pò di compagnia seduti di fianco al letto dovrebbero essere sufficienti. Per i più piccoli, il contatto fisico è ancora fondamentale ma bisogna abituarli pian piano a rendersi autonomi. E siccome molto spesso il bisogno di ‘legame’ è il nostro, siamo noi per primi che dobbiamo aiutarli ad andare, dobbiamo metterli nella condizione di potersi allontanare. E se lo faremo con fiducia e serenità, ci accorgeremo di quanto sarà per loro naturale e piacevole ‘diventare grandi’.
Su questa scia, secondo Cingolani, banditi l’allattamento dopo gli otto mesi e il co-sleeping, abitudini che contribuiscono a trattenere i bambini a noi. Bene invece l’accoglimento dei loro bisogni di contatto, ma riducendo via via il tempo di passaggio dalle braccia al letto.

A scuola, la relazione viene prima, e conta più, della didattica

Perchè un bambino con una maestra va bene a scuola e con l’altra no? Perchè nello stesso asilo, alcuni giorni sono piacevoli e altri no?
Perchè i bambini, come ogni essere umano, hanno delle preferenze. Si trovano più in sintonia con una maestra piuttosto che con un’altra. E lo stesso vale per gli educatori. Essendo umani, possono non riuscire ad entrare in sintonia con qualche bambino.

Per questo, la didattica dovrebbe arrivare a scuola solo dopo un pò: la maestra deve prima di tutto conoscere i suoi alunni, farsi raccontare, raccontarsi, condividere e mostrarsi come persona prima che come insegnante. Solo allora, dopo qualche giorno di conoscenza, avrà senso iniziare con la didattica.
Un bambino che non è riuscito ad entrare in sintonia con la sua insegnante, non riuscirà ad amare la materia, a fare i compiti e studiare con serenità.
Al tempo stesso, un’insegnante che non riesce a capire il bambino e a rispettare i suoi tempi e le sue peculiarità, lo convincerà involontariamente di non essere all’altezza, e a conferma dell’effetto Rosenthal, quel bambino farà molto meno delle sue potenzialità.
In casi come questi, dove il problema è di relazione tra bambino e insegnante, per il bene del bambino si dovrebbe cambiare classe, o scuola.
Quando il problema è un legame che non funziona, quel legame va spezzato, con molta serenità. Non si può stare simpatici a tutti, ma si può comunque trovare qualcuno con cui stiamo bene e che tiri fuori il meglio di noi.

2 pensieri su “Quattro chiacchiere tra mamme e pedagogista

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