Il comfort mood della mamma

Fascia

Nel paese della solitudine, una mamma una mattina si sveglia, in un istante troppo vicino al momento in cui ha preso sonno e troppo lontano da quello in cui sarebbe pronta, riposata.
Rimane seduta sul letto immobile, mentre ciò che più ama è aggrappato al suo seno, nutrendosi del suo latte, del suo amore, del suo tempo.

Dopo mezz’ora, forse un’ora, dal peso sembrano dieci, finalmente solleva quel cucciolo addormentato e lo stringe a sé, respirando a pieni polmoni il suo profumo intenso di vita. Lo lascia piano all’abbraccio della culla e approfitta di quel tempo calmo per uscire dalle vesti della notte e affidarsi al giorno. Continua a leggere

L’arte del “portare”: un dono per mamma e bambino

Babywearing
Con Enea ci avevo provato, ma forse l’inesperienza, forse la poca motivazione, l’ho portato in fascia sempre con tanti dubbi e con poca dimestichezza, limitandomi all’indispensabile. Nonostante ciò, avevo intuito le potenzialità del portare, per questo ora che è arrivata Eva ho voluto riprovaci, stavolta ‘seriamente’.
La congiunzione astrale favorevole mi ha portato ad un incontro sul babywearing organizzato da La Stanza di Giò, il centro di assistenza alla gravidanza, nascita e genitorialità dell’Ostetrica Giorgia Tiz, a Fabriano. È lì che ho conosciuto Elisa Pieroni, consulente certificata Babywearing Italia, che giusto qualche giorno fa è venuta a casa mia per una consulenza personalizzata, io, lei ed Eva. Si è presentata di domenica pomeriggio, a conferma della sua grande disponibilità, portando con sé le fasce adatte alle legature con un neonato. Mi ha spiegato i fondamentali, poi abbiamo scelto la fascia più adatta a me ed Eva e mi ha insegnato ad usarla. Mentre allattavo, poi, abbiamo chiacchierato e le ho chiesto se avesse piacere a scrivere un articolo per Casa Tufilla, per raccontare la sua esperienza, cos’è il Babywearing e perché vale la pena saperne di più.

Tempo 3 giorni ed ecco qui il suo prezioso contributo di Consulente. Continua a leggere

I 7 motivi per cui sono una madre degenere: #1 allattamento

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Enea e la sua sonnolenza appena nato


Nasci mamma e ti accorgi che tutti hanno qualcosa da dirti.
La differenza rispetto a prima è che invece di limitarsi a ‘criticarti’ alle spalle, ora che sei mamma quello che è giusto te lo devono proprio dire. Sia mai che tuo figlio cresca male.
Quando poi provi a far valere le tue ragioni, la risposta solitamente è “Non mi pare che quelli che (descrizione variabile in base all’oggetto della conversazione) siano morti o cresciuti tanto male”. E grazie al cavolo! Anche mio padre fumava con me in macchina, e non sono morta (almeno, non ancora), ma io non lo farei mai!

Il fatto che poi io, figlia di una pedagogia fatta di sculacciate, urla e punizioni, abbia combattuto (e con qualcosa combatto ancora, a 37 anni suonati) con depressione, insicurezze, autostima altalenante e attacchi di rabbia dovuti probabilmente a ferite mai chiuse, non fa nascere per niente il dubbio che forse forse qualcosa potrebbe essere (giustamente) evoluto, o che quello che a me non è piaciuto, magari non voglio ripeterlo con Enea. Continua a leggere

Ciao ciao tetta (e addio tette!)

smettere-allattare

Il latte della buonanotte

Ho smesso di allattare. Dopo 1 anno, 286 giorni , 4 ore e 20 minuti, più o meno. Dal momento in cui è nato fino al 28 dicembre 2016.
Per scelta. Così come per scelta, e pianti e fatica e incazzature, e litigate con consiglieri inopportuni e scoramenti, ho deciso di allattare Enea in maniera esclusiva. E adesso la dico grossa: non mi manca. Forse perchè so di aver fatto del mio meglio e aver dato tutta me stessa. E sono diverse le cose che ho capito. Ma qui parliamo di come ho smesso, non facciamo digressioni.

Come ho fatto a smettere di allattare.

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Allatti “ancora”?

Allattamento

Allattare a 18 mesi, in bidonvia 🙂

Ebbene sì, allatto ancora, anche se non mi sento né una talebana dell’attamento né una mammucca, come si è soliti chiamare le mamme che allattano oltre lo svezzamento o che sostengono con convinzione l’allattamento materno.

Una volta l’allattamento era normale, e quando non era possibile c’erano le balie, per chi era fortunato, o latti animali. Già quando sono nata io invece, a causa del boom economico che ha portato a credere che confezionato fosse meglio di fatto a mano (o naturale), un allattato al seno fino allo svezzamento era già una rarità.

Bene, oggi io ho 36 anni e un bambino di 17 mesi. E la maggior parte delle persone che mi dicono ‘Allatti ancora? Gli ci vuoi far prendere la patente?’ sono le mamme di quel tempo, quelle che come la mia hanno allattato 3 o 4 mesi e poi svezzato. O sono figli di quelle mamme.
Come sempre è una questione culturale, quell'”ancora” che anche a me viene da aggiungere alla parola “allatto”. Allatto ancora. Ma “ancora” rispetto a cosa? Rispetto a quando?

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