Ti porterà il vento

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Gentile, nato nel 1915, ed Enea, nato nel 2015. Un secolo di separazione, eppure così vicini.

Ciao Gentile,
oggi è il tuo compleanno, 101 anni, ma tu hai deciso che non volevi festeggiarlo qui. Avevi avuto la tua grande festa lo scorso anno, con tutto il nostro piccolo paese a festeggiarti, e probabilmente è così che volevi far ricordare il tuo compleanno. E allora ci hai lasciati, il primo giorno di questo dicembre, perchè non volevi passarlo in ospedale, o chissà.
Quasi 10 anni fa, da poco arrivata a San Michele, ti avevo promesso di portarti a ballare, per il tuo 100esimo compleanno, ‘ché a te piaceva tanto, ballare, ma ad Agnese facevano male le ginocchia e non voleva farlo più.
Ma non ti ci ho portato nemmeno io. Questa dannata abitudine che abbiamo a rimandare le cose, perchè ci sono altre priorità, perchè non sappiamo come affrontarle, perchè non c’è tempo, o perchè ce n’è ancora, di tempo. Ma tempo in questo caso non ce n’era, e non era difficile immaginarlo, nonostante fossi meravigliosamente bello nei tuoi occhi azzurri da centenario.

Non lo so se sei stato un brav’uomo e un marito fedele e rispettoso. Non lo so se sei stato un grande lavoratore, o un bravo padre. Ma so che eri un vicino di casa gentile e simpatico, a cui piaceva chiacchierare e raccontare le storie della sua vita. E facevi ridere, nella tua spontaneità di uomo che ha avuto la possibilità di vivere la sua vita oltre tutti. Al di là dei fratelli, degli amici, di molti parenti e anche di tua moglie. Credo che a un certo punto tutto questo vivere fosse visto come un dono, e potevi anche permetterti di essere leggero e scanzonato, perchè quello che dovevi dare l’avevi già dato, e adesso era tutto un di più.

Ricordo i racconti di quando sei tornato a San Michele a piedi, dalla Puglia, durante la guerra. E di quanto mi hai fatto ridere raccontandomi di essere stato uno zitellone fino a tarda età, e di aver sposato Agnese perchè sennò non ti prendeva più nessuno. Non riuscivi ad essere serio quasi mai, nemmeno quando mi dicevi che ti eri preso la moglie giovane così ti poteva accudire da vecchio, e invece lei era più acciaccata di te. Ricordo quando Agnese era in ospedale e ti ho trovato davanti al camino a leggere un libro su Medjugorje, e mi raccontavi le storie che vi erano scritte. Non sei uscito, finchè non è tornata a casa; hai disertato il circolo e la panchina. E chissà se adesso, dopo pochi mesi dalla sua scomparsa e una vita passata insieme, la mancanza era troppo da sopportare per il tuo cuore centenario?

Non lo so com’eri, ma mi è bastato vedere come ti hanno voluto festeggiare a 100 anni, come ti vivevano tutti i giorni e come sono venuti a salutarti sabato. In chiesa c’erano persone di tutte le età, bambini, ragazzi, adulti, anziani. E mi ha colpito vedere membri della stessa famiglia seduti distanti, in mezzo ad altri compaesani. Ho pensato che più che un paese, la comunità di San Michele deve essere una famiglia, per cui ovunque ti sieda, sei comunque a casa, anche se distante da un genitore o da un consorte. Ci entreremo anche noi, piano piano, se solo decidessimo di collaborare. E in questo Andrea è decisamente più bravo di me.

Resta il fatto che ora non ci sei più, e ieri sera andando a letto, mi è mancato il sapere che qualche metro più in là ci fossi tu a dormire. E mi dispiace che Enea sia troppo piccolo per ricordarti. Hai avuto una vita lunga, tanto quanto vorrei augurare a lui, quel ‘che Dio ti benedica cent’anni’ che con te è stato quasi profetico. Vorrei che lui avesse visto la tua grinta, il tuo andare in motorino e lavorare l’orto a 90 anni suonati, quell’accettazione della vita e del suo passare, quell’ironia e quella scanzonatezza che ti facevano vivere gli eventi con la giusta leggerezza. Quel chiacchierare con Enea come se fosse già grande e la paura che potesse cadere mentre correva incerto sui sassi. 100 anni di separazione, tra di voi, un secolo di differenza, eppure così vicini, due bambini occhi negli occhi.
E come tu hai saputo riguadagnare, da grande, la spensieratezza di bambino, vorrei che Enea crescesse, sin da ora, con dentro quel seme di saggezza di uomo, che lo aiuterà ad affrontare gli eventi con positività, voglia di fare, coraggio di osare, di agire, e di reagire alla vita.

Una delle prime cose che mi hai detto quando sono arrivata a San Michele è stata: “quassù si sta tanto bene, ma quando tira il vento…”. Farò finta, ad ogni soffio di vento, che sia tu che passi a salutarci, forte e burlone come al solito. E ne approfitterò per raccontarti ad Enea. Ciao Gentile.

2 pensieri su “Ti porterà il vento

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